By Woldek Goldkorn, for L’Espresso, June 23, 2011
A prose so powerful, it competes with the events of history, and yet, full of nuances, it makes the reader share the most intimate and contradictory feelings of the protagonists. There is this, and even more, in the revelation novel by Khaled Khalifa (‘In praise of hatred’, Bompiani, translation by Francesca Prevedello, 524 pages, 21.90 euros). The author, a 47 year old Syrian, is a writer as well as a poet and a screenwriter. Some of his works have been censored. This novel took him 13 years of work.
The main character is a medical student. She has no name, perhaps because she represents so many girls like her. The story is told in first person and the author identifies himself to the young woman. She lives in Aleppo (birthplace of Khalifa himself) in an old family home, where women reign. In the description of scents, clothes, sensual female bodies, the author deliberately flirts with orientalist-style narratives. The men are in the background: dealing with commerce and politics.One of them, goes from being a militant Marxist to an Islamic fundamentalist. We are in the seventies. The main character joins a secret group of Islamists. Brings herself to hate the enemy (the regime, the soldiers, the heretics), to occlude any reference to love and desire for sex. At this point the reader is involved in a fascinating family saga, the role of which is to slow the pace of the novel. Then a sudden acceleration: the clash between Islamist terrorists [sic!] and the genocidal regime becomes serious and tight. A massacre follows (we are in 1980, in real history). The author does not judge, neither one nor the other. He loves all his characters. He recounts their stories, almost with surprise: a great writer.
Original Italian article below.
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Islam al femminile
Woldek Goldkorn
L’Espresso, June 23, 2011
Una prosa potente, capace di misurarsi con gli eventi della Storia, e allo stesso tempo ricca di sfumature e in grado di far partecipe il lettore dei sentimenti più intimi e contradditori dei protagonisti. C’è questo, e molto altro, nel romanzo rivelazione di Khaled Khalifa (“Elogio dell’odio’, Bompiani, traduzione dall’arabo di Francesca Prevedello; pp. 524 , e 21,90). L’autore, siriano, ha 47 anni: oltre che scrittore è poeta e sceneggiatore di film. Alcune delle sue opere sono state messe all’indice. A questo romanzo ha lavorato per 13 anni. La protagonista è una studentessa di medicina. Non ha nome, forse perché è il simbolo di tante ragazze come lei; sicuramente perché il racconto procede in prima persona e l’autore si immedesima nella giovane donna. Lei vive ad Aleppo (città di nascita di Khalifa stesso) in una casa di famiglia antica, dove regnano le donne. E nella descrizione di profumi, vestiti, corpi femminili sensuali, l’autore volutamente flirta con certe narrazioni di stampo orientalista. Gli uomini sono sullo sfondo: si occupano di commerci e politica. Qualcuno, dalla militanza marxista passa all’integralismo islamico; e siamo negli anni Settanta. Anche la protagonista si unisce a un gruppo clandestino di islamismi. Impone a se stessa di odiare il nemico (il regime, i soldati, gli eretici), di sopprimere ogni richiamo all’amore e alla voglia di sesso. A questo punto il lettore viene coinvolto in una saga familiare affascinante, che ha lo scopo di rallentare il ritmo del romanzo. Poi un’improvvisa accelerazione: lo scontro tra gli islamisti terroristi e il regime sanguinario si fa serio e serrato. Si arriva al massacro (e siamo nel 1980, nella Storia vera). L’autore non giudica e non tifa, né per gli uni né per gli altri. Ama tutti i suoi personaggi. E li racconta, quasi con sorpresa: da grande scrittore.